Leonardo Lidi mette in scena un altro grande classico: Il gabbiano, prima tappa di una trilogia su Anton Čechov: Il gabbiano – Zio Vanja – Il giardino dei ciliegi.
Ne Il gabbiano l’autore sembra interrogarsi sulla differenza tra Simbolismo e Realismo, sul senso critico del teatro rispetto al suo pubblico, ma alla fine – contro ogni pronostico – arriva la vita.
“Un Gabbiano viene ucciso per la mano vigliacca di un giovane in riva al lago e, se potesse parlare, chiederebbe al suo assassino, il giovane Konstantin, il perché di tanta cattiveria. E Konstantin potrebbe balbettare qualcosa sulla sua infelicità e su quanto non sia corrisposto dalla giovane Nina. Ecco il maledetto amore, alibi e distruttore in un mondo in cui la cattiveria lascia sempre qualcuno a ballare con la scopa. Čechov si commuove delle tenerezze che ci fanno penare, ci racconta che la mania di controllo che ci tranquillizza va mandata a quel paese. Perché in fin dei conti chi ama è sempre sconfitto e la sconfitta in amore ha una sincerità tale che ci unisce. Come in un lago di pesci confusi”. LEONARDO LIDI
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