Il museo, collocato nel nucleo dello splendido borgo di Montecchio, raccoglie materiale archeologico proveniente dal territorio e dalla Villa di Rufione.
Tra la frazione di Montecchio e quella di Bastardo in Loc. Toccioli, infatti, si trova lo scavo archeologico di una grande villa rustica romana di impianto tardorepubblicano (seconda metà I sec. a.C.), poi sviluppata nei secoli, che presenta uno tra i pochi “ergastoli”, cioè l’area sotterranea dove abitavano gli schavi, rinvenuti. Durante le campagne di scavi è stata trovata l’iscrizione, oggi qui conservata, dedicatoria: “C IVLIO RVFIONI NOBILIS /////” figlio di un liberto di Cesare, il probabile figlio del Rufione nominato da Svetonio quando Cesare stava per entrare ad Alessandria e trovare Cleopatra.
Gli scavi, infatti, hanno portato alla luce resti di una villa di grandi dimensioni e sinonimo di lusso e ricchezza: sono stati individuati 37 ambienti di una grande villa rustica costituita da più padiglioni, la cui estensione si calcola su un’area di circa 7000 metri quadri, che conosce il momento di massimo splendore nella prima età imperiale. Realizzata in un luogo panoramico e strategico, di alcuni vani è stato possibile identificare la destinazione d’uso: oltre agli impianti termali (calidarium e tepidarium) ed al rinvenimento di “tubuli” per il passaggio di aria calda, sono venuti alla luce una “natatio” (la grande piscina all’aperto che solitamente accoglieva i primi visitatori per un bagno veloce) rivestita in cocciopesto, la cucina, la “cloaca”, una sala absidata con il pavimento a spina di pesce, 5 stanze con pavimento a mosaico di tessere bianche e nere, raffigurante motivi geometrici e floreali.
Le murature, realizzate in calcare rosa locale, che si conservano per un’altezza massima di m 2,70, erano coperte di affreschi (III e IV stile pompeiano), rivestimenti di marmo importato da tutto il bacino del mediterraneo e cornici in stucco decorato a stampo e dipinto.
Nel museo oltre alla già citata iscrizione e ad un dolio (vaso in terracotta di grandi dimensioni per contenere liquidi come vino, olio, o anche aridi quali grano e legumi, da conservare nei magazzini) raccoglie nelle vetrine numerosi frammenti di affreschi, stucchi dipinti, una campionatura di marmi provenienti da cave di tutto il Mediterraneo (cipollino, africano, pavonazzetto, giallo antico…), elementi infrastrutturali, frammenti di mosaici, ceramica datata tra la fine del I secolo a.C. al IV d.C., anfore impiegate fin da epoca antichissima per commercializzare diversi prodotti alimentari tra cui vino e olio e ancora frammenti in bronzo, vetri molati e soffiati come coppe, unguentari, balsamari, castoni per anelli, pedine in pasta vitrea, una bottiglia, prodotti a stampo o soffiati di epoca augustea e, ancora, una collezione di monete in bronzo e argento emesse da Augusto, Tiberio, Domiziano e altre in corso di restauro.